una storia scritta da Mauro Ferro 

Il cielo di Kutron era sempre spettacolare al tramonto del secondo sole. L’atmosfera si tingeva di viola e, sopra le teste della famiglia Pattick, le nubi splendevano di un verde brillante riflettendo gli ultimi raggi di luce . 

“L’ultimo carico di gemme è sistemato” disse il capofamiglia Josè Pattick che, dopo aver tirato la leva di bloccaggio della stiva, continuò: “ Vai a chiamare tua madre e tua sorella! Di loro che siamo pronti per partire”.

Il ragazzo di nome Teodor fece cenno di sì con la testa e corse via sparendo tra le siepi delle piante Suggy. Le foglie blu scuro erano striate da venature rosso cadmio all’interno delle quali scorreva una linfa dolciastra e commestibile. Il piccolo Teodor, otto anni compiuti da una settimana, aveva passato tutto il tempo a succhiare la linfa dalle foglie più grosse mentre osservava suo padre caricare le preziose gemme all’interno della stiva della Stellantix. La nave di famiglia era una portarinfuse di modeste dimensioni con 15.000 tonnellate di stazza lorda. Tutto il prezioso carico era a bordo, la nave cargo era pronta per solcare le vie dello spazio in direzione di Emophoenix il pianeta dei mercanti.

Teodor corse con tutto il fiato dei polmoni per raggiungere sua mamma e sua sorella, non vedeva l’ora di salire a bordo della Stellantix ed iniziare il viaggio spaziale. Adorava sedersi alla destra del padre ed aiutarlo nelle manovre di navigazione.

“Mamma, Anne siamo pronti, si parte!” urlò il piccolo Teodor sbracciandosi a più non posso dopo essere entrato nella cupola abitativa di famiglia. L’abitazione era un tipico edificio colonico spaziale: una cupola centrale adibita a zona living dalla quale partivano due tunnel laterali. Il tunnel di sinistra portava all’ampia struttura di vetro e lega di carbonio adibita a serra per le coltivazioni di frutta e verdura; il tunnel di destra conduceva alla zona notte con due cabine abitative dotate di servizi e due letti ciascuna. I Pattick erano coloni sul pianeta Kutron da due anni e quello sarebbe stato il loro quinto viaggio verso Emophoenix. Josè contava di dover effettuare ancora tre viaggi per saldare il conto della concessione mineraria, dopodichè avrebbe potuto diventare ricco grazie alla vendita di gemme. La vita dei coloni non era facile, abbandonati a se stessi bisognava sapersi adattare agli imprevisti ed alle emergenze. Non esistevano vicini su cui poter fare affidamento, la concessione più vicina distava migliaia di chilometri di distanza. Nel pianeta Kutron esistevano poco più di una quarantina di concessioni. Sebbene il pianeta fosse ricco di gemme, erano in pochi ad accettare una vita così dura e pericolosa.

“Arriviamo Teodor, finisco di pettinare tua sorella e vi raggiungiamo” disse Marie la moglie di Josè, acconciando i lunghi e folti capelli della figlia Anne in una spessa treccia. 

“Uff, va bene” disse il ragazzino, abbozzando un calcio nell’aria in segno di disappunto: “non metteteci troppo che dobbiamo andare!”. Dopo aver sollecitato madre e sorella per l’ultima volta, riprese la via da cui era venuto per raggiungere la Stellantix e sedersi nella sua poltrona.

L’astronave solcò il cielo notturno di Kutron, in lontananza i reattori a propulsione apparivano come due piccole fiammelle azzurrine che piano piano diventavano sempre più flebili fino a confondersi con i corpi luminosi del cielo stellato. Una volta usciti dall’atmosfera del pianeta, i propulsori a reazione vennero disattivati per dare spazio alla navigazione ad impulso. La Stellantix viaggiò per un giorno intero in direzione del quadrante Teta. Una volta giunti a destinazione, la famiglia Pattik avrebbe potuto riscuotere i frutti di sei mesi di duro lavoro. Tutti i membri della famiglia erano eccitati e felici di raggiungere il pianeta Emophoenix. In quel gran bazar dello spazio avrebbero potuto togliersi qualche sfizio e concedersi qualche lusso. Marie ad Anne non vedevano l’ora di provare qualche nuovo vestito (magari da abbinare con un paio di scarpe nuove) mentre Teodor, che da mesi non faceva altro che parlare dell’ultimo modello di jetboard, già si immaginava con i piedi sulla tavola galleggiante a fare acrobazie tra le dune di Kutron. Anche Josè era impaziente di sapere quanto avrebbe potuto ricavare dal carico di gemme; confidava nell’aumento dei prezzi registrato negli ultimi mesi per strappare un guadagno extra. 

Durante i viaggi nello spazio il tempo passa lento ed i ritmi si rallentano, ogni volta è un po’ come una vacanza dove potersi rilassare, passando gran parte del tempo ad oziare. Il sistema di bordo avrebbe lavorato in autonomia per garantire alla famiglia un viaggio sicuro e tranquillo. Il computer di bordo avrebbe vigilato per evitare il pericolo di collisione con eventuali frammenti di roccia errabondi. Era il secondo giorno di navigazione, tutti erano ancora a letto a gustarsi il dormiveglia mattutino, quando l’allarme del sistema di bordo iniziò a gracchiare. Anne decise che si trattava solo di un sogno e tuffò il volto in mezzo ai cuscini per non sentire quel fastidioso rumore. Teodor, invece, era consapevole che stava accadendo qualcosa di preoccupante e dopo essere balzato giù dal letto cercò di svegliare la sorella: tirandola per i piedi, lanciandole addosso i cuscini e chiamandola a voce alta.

Quando finalmente Anne decise di seguire il fratello nella plancia della nave, vide i genitori intenti a consultare il monitor di navigazione: entrambi  con volto serio e preoccupato.   

“Che succede? Siamo già arrivati?” chiese Anne sbadigliando e stropicciandosi gli occhi, mentre camminava verso i genitori.

“Una anomalia del tessuto cosmico ci sta risucchiando!” disse il padre e senza mezzi termini continuò: “Un vortice con le caratteristiche di un buco nero di sta risucchiando e non abbiamo acuna possibilità di evitarlo!”.

“Mamma…” piagnucolò Teodor andando ad aggrapparsi alla vestaglia da notte di Marie che lo prese in braccio ed iniziò a baciarlo.

“S.O.S.” Josè ripeteva in continuazione la sua disperata richiesta di soccorso alla radio interstellare “S.O.S. qui nave cargo Stellantix, partita da Kutron direzione…” 

Negli istanti successivi la Stellantix prese sempre più velocità, attirata dalla forza di quello strano evento cosmico a cui Josè non sapeva dare una ragionevole spiegazione. Anne e Teodor iniziarono ad urlare ma la loro voce era coperta da un rumore assordante; la nave iniziò a vibrare producendo un suono che si propagava come il rombo di un tuono senza fine. Le vibrazioni impedivano l’uso della vista, tutto iniziò a muoversi così velocemente fino a brillare. Una forte luce bianca iniziò ad avvolgere ogni cosa, alcuni bagliori blu, verdi e viola iniziarono a comparire come esplosioni e tutto sembrava tremare. La luce inghiottì ogni cosa e poi di colpo tutto si fece buio.

Quando Josè si svegliò sentì la testa girare come se fosse appena sceso da un ottovolante. La sua vista era annebbiata, vedeva tutto scuro, inizialmente pensò che gli occhi si dovessero abituare alla luce. Ma quando si riprese completamente dal torpore, capì che i suoi occhi stavano funzionando bene, ma erano tutte le cose intorno a lui che erano diventate scure. La sala comando era buia ad eccezione dei monitor che emettevano una luce brillante. Tutto era molto strano, andò a controllare il suo volto davanti uno specchio da parete all’ingresso della plancia e non poté credere a quello che vide. La sua pelle era scura ed opaca, i capelli corvini erano diventati di un bianco brillante, l’iride nocciola dei suoi occhi era diventata di ghiaccio mentre la sclera era diventata nera. Sembrava di guardare il negativo di una fotografia.

Nel frattempo sentì urlare Anne alle sue spalle che gridò spaventata “Papà che succede?”, la ragazzina si guardava le mani incredula “Vedo tutto scuro, ho paura! Faccio fatica a respirare!”. 

Josè non seppe dare una risposta, non poté ammetterlo ma anche lui era preoccupato e spaventato. In effetti, non si era accorto di questo particolare, ma la respirazione era difficoltosa e strana; sembrava che avvenisse in modo opposto a come si è solitamente abituati. Mentre si inspirava sembrava che si espellesse l’aria e viceversa; il corpo aveva subito imparato a gestire in autonomia questo strano tipo di respirazione ma lo si percepiva come innaturale e faticoso.

Cercò di riprendere un contegno e, rivolgendosi al sistema di bordo, disse: “Computer analisi della situazione”. 

Il sistema di bordo rimase in silenzio per alcuni secondi, macinò i dati registrati dai numerosi sensori disseminati per la nave per poi sentenziare: “Parametri fuori norma, sistema di propulsione non operativo, situazione non conosciuta”. Di certo era una analisi corretta, ma poco soddisfacente, Josè domandò nuovamente “Computer, dove ci troviamo?”

Il sistema rispose: “Sembra che il passaggio all’interno del tunnel abbia condotto in una nuova dimensione spazio-temporale”, dopo una piccola pausa continuò: “Dai dati raccolti si riscontra che le fondamentali leggi fisiche agiscano in modo opposto a quanto normalmente conosciuto”. 

Tutta la famiglia era incuriosita e spaventata dalla situazione, era chiaro a tutti che dovevano mantenere la calma e cercare di capire come uscire da quella bizzarra realtà parallela.

Nelle ore successive i due figli si misero ad osservare curiosi fuori dalle vetrate l’immensità luminosa dello spazio; sembrava di essere immersi un una gigantesca tazza di latte con briciole di biscotto al cioccolato disseminati qui e là a formare galassie e costellazioni di punti oscuri. Poco distante da loro, il portale che li aveva condotti lì ruotava in modo ipnotico e vorticoso, quella era l’unica via di uscita per tornare nella loro realtà e fortunatamente era ancora presente.

Nel frattempo i due genitori cercarono di capire come far ripartire i motori, il flusso di energia sembrava interrotto. I reattori funzionavano e non erano danneggiati ma gli impulsi prodotti dal nucleo di condensazione non producevano alcun effetto. Il motore ad impulso funzionava creando una compressione della massa sulla prua del vascello spaziale che veniva risucchiato in avanti dal vuoto generato. Possiamo dire che il motore ad impulsi utilizzava lo stesso funzionamento delle vele nella navigazione e delle ali nel trasporto aereo.

“Non capisco, non capisco!” urlò spazientito Jose sbattendo il palmare sul metallo freddo del tavolo al centro della sala motori, “Tutto funziona come dovrebbe funzionare eppure questa ferraglia non si decide a muoversi”. 

Appena finito di dire quelle parole entrò di corsa Anne tutta agitata che rivolgendosi ai genitori disse “Mamma, papà il buco si sta riempiendo…”. La figlia voleva dire che il portale si stava chiudendo ma presa dall’agitazione sbagliò ad esprimersi. Tuttavia, quella frase errata fece balenare un lampo di genio nelle sinapsi di Josè che esclamò: “Dobbiamo riempire! Non dobbiamo creare il vuoto…” ed inizio a ridere, felice di aver capito come adattare il motore ad impulsi. Avrebbe modificato il motore per quella bizzarra dimensione negativa, dove tutto funzionava all’opposto delle leggi fisiche conosciute.

Non restava molto tempo, bisognava fare in fretta, se il portale si fosse chiuso sarebbero rimasti intrappolati per sempre in quella realtà.

Josè maneggiò i circuiti e le connessioni dei sistemi di regolazione dei flussi del motore ad impulsi cercando di invertire le polarità. Quello che doveva realizzare era una inversione del flusso di energia per generare un aumento della massa sulla prua della nave creando il vuoto nella parte posteriore del cargo. Questo avrebbe permesso alla nave di muoversi all’interno di quello spazio lattiginoso.

“Fatto!” disse Josè buttando a terra il saldatore che aveva in mano, e si diresse di corsa verso la plancia di comando. Una volta accesi i motori, la nave miracolosamente prese velocità. Puntarono dritti verso il portale che stava rallentando e diventando sempre più sottile. La nave iniziò nuovamente a vibrare, ma a differenza del primo passaggio, non c’era alcun rumore assordante anzi, un silenzio assoluto ed opprimente pervase la nave. Teodor ed Annie, mentre tutto si faceva scuro,  urlarono spaventati ma nessun suono usciva dalle loro bocche. 

La Stellantix galleggiava senza governo nello spazio, che fortunatamente, aveva riacquistato il colore originale a cui tutti erano abituati. I Pattick, dopo essersi tutti ripresi dalle turbolenze del passaggio dimensionale, si ritrovarono stretti uno all’altro. Felici per essere appena sfuggiti ad una avventura mortale, si trovarono ora ad affrontare una nuova difficoltà. Il sistema di propulsione era stato manomesso da Josè e difficilmente ora sarebbe stato ripristinabile con gli strumenti disponibili a bordo. 

Passarono le ore, e nonostante gli sforzi congiunti di Jose e Marie, non sembrava esserci soluzione, il motore ad impulsi era irrecuperabile. Nel frattempo Teodor e Anne stavano incollati alla radio cercando disperatamente di avere qualche contatto con una nave di passaggio, le probabilità tuttavia erano piuttosto scarse.

Ad un certo punto il radar segnalò la presenza di una nave che stava muovendo verso di loro. 

“Computer, fornisci indicazioni sulla nave in avvicinamento” chiese Teodor tutto felice. Il computer di bordo rispose: “Vascello cargo classe 2, numero matricola X77-GHP-000”.

Quando il computer di bordo finì di pronunciare l’ultima cifra del numero di matricola i due fratelli si guardarono con la bocca spalancata per lo stupore: quello era il numero di matricola della loro Stellantix. 

“Com’è possibile” disse Anne, poi rivolgendosi al fratello disse “Vai a chiamare mamma e papà, subito!”. Teodor corse via senza farselo dire due volte e tornò poco dopo con i genitori. 

Nel frattempo, quella che sembrava essere la loro Stellantix, si era avvicinata e fino ad essere un puntino luminoso in lontananza visibile ad occhio nudo. A quel punto udirono gracchiare sul canale della radio di emergenza: ““S.O.S. – S.O.S. qui nave cargo Stellantix, partita da Kutron direzione Emoph…ssssh”.

Tutti e quattro erano decisamente sconvolti da quello che era appena accaduto, come se l’avventura in un altra dimensione non fosse bastata. Sembrava che avessero viaggiato nel tempo. Probabilmente il tempo trascorso all’interno della dimensione negativa li aveva fatti retrocedere nella linea temporale della loro dimensione.

Passarono un paio d’ore a fantasticare tutti insieme per trovare una spiegazione plausibile per quanto avevano appena assistito fino a quando la radio tornò a parlare: “Qui vascello Pontik abbiamo ricevuto un S.O.S. tutto bene Stellantix?” 


Mauro Ferro has a degree in Economics and Commerce from the University of Turin. He has been active in the finance sector for 18 years. Passionate about technology, Mauro has been doing copywriting in his free time for several years. He has written numerous articles for blogs and websites and edited books currently published on Amazon.

© 2024 tebokkai

Photo Credit: giemgiem

All texts and some images presented on this blog are the property of http://www.linguavera.org. These educational articles can be used for didactic purposes only. Translating these articles for publication on other websites or publications in print is strictly forbidden. Republishing full texts from this blog is not allowed. Publishing excerpts from any article part of this blog on other websites or publications in print requires permission. These texts cannot be used for commercial or promotional purposes. Citation of the original source is required. Do not remove copyright.

Lasă un comentariu

Trending